La pira di San Ciro
La pira di San Ciro
Sentirsi a casa al Monun

San Ciro è alle porte. Ufficialmente il 31 gennaio si celebra San Giovanni Bosco, ma sui calendari locali la figura da omaggiare è quella del medico nato ad Alessandria d’Egitto. Nessuno ha la certezza che Ciro fosse realmente un medico, considerato il tempo molto lontano in cui visse (250-303 d. C.), ma alcune fonti (in particolare Sofronio) riportano questa informazione. Anzi, c’è di più: sembra che Ciro fosse un filantropo, perché aveva aperto quello che oggi chiameremmo un ambulatorio, per curare le persone che non potevano permettersi di pagare le sue prestazioni. 

A Grottaglie è una festa molto sentita, tanto da essere per molti cittadini non più residenti qui, motivo di rientro. Almeno per i due giorni in cui si svolgono le manifestazioni. Prima tra tutte, per le suggestioni che offre, la pira di San Ciro. 

Un enorme falò che viene fatto bruciare, per ricordare il martirio del santo. Lo si prepara diversi giorni prima, con una cura e una devozione particolari. I volontari del Comitato e i cittadini grottagliesi più affezionati alla festa raccolgono ogni genere di materiale ligneo e “costruiscono” una pira a forma di piramide alla cui sommità viene posta un’immagine del santo. La catasta di legna deve anche rispettare delle norme di sicurezza e avere un’altezza e un diametro di circa sei metri. Probabilmente però il falò raggiunge dimensioni maggiori. Riguardo alla collocazione, la storia da raccontare sarebbe lunga ed è quella di una controversia, la quale negli anni ha generato due distinti falò, uno presso il quartiere Sant’Elia (dove era collocata la pira in origine) e l’altro in piazza San Ciro. 

Il fuoco, in ogni caso, offre uno spettacolo di sicuro fascino, che si carica di significati diversi a seconda della sensibilità di chi assiste al falò. Una parola forse di origine pisana, mutuata dal vocabolario greco che identificava con un termine simile la “lampada”. 

Il fuoco in questo caso è funzionale alla memoria, alla celebrazione di un martire cristiano, ma la parola falò si usa anche per indicare qualcosa da distruggere; può identificare inoltre un segnale o, in senso figurato, comunicare scompiglio. Imparentato semanticamente con il focolare (il luogo rialzato del camino posto sotto la cappa, utilizzato anticamente per cucinare), il falò evoca tutt’altra immagine. Non certo quella dell’intimità familiare; suscita piuttosto altri sentimenti, sensazioni. Tante quante sono le persone che assistono al rituale.

E per trovare un altro genere di intimità, da dedicare a sé o da condividere con la propria compagna o il proprio compagno, la SPA del Monun Boutique Hotel è il luogo ideale, soprattutto in questi giorni di grande vivacità. Venite a trovarci, il complesso alberghiero aspetta solo di farvi conoscere le sue personali, eppure realizzate con voi, idee di familiarità e intimità. Restarne delusi è impossibile.